La campagna del Movimento di Cooperazione Educativa e il documento interassociativo che la appoggia intendono reagire alla re-introduzione del voto numerico nel primo ciclo di istruzione avvenuta con il Decreto Legge n. 137/2008  convertito nella legge 169/2008 (art.3) e con il successivo Regolamento sulla valutazione (DPR.122/2009), in inversione di tendenza rispetto alla lunga storia di ricerca e innovazione dal basso e dall’alto dipanatasi dal 1977 ad oggi.

L’idea di fondo è che il “diritto ad essere valutati” in quanto “diritto ad essere conosciuti/e e ri-conosciuti/e” richiede strumenti più variegati ed efficaci di un voto numerico decimale, che appare riduttivo e semplificatorio rispetto alla complessità e pluridimensionalità delle esperienze di apprendimento personali, non risultando utile al miglioramento degli  apprendimenti.

In sintesi, i punti della proposta sono i seguenti:

–        il voto numerico decimale è uno strumento inadeguato  a realizzare la valutazione formativa, cioè ad accompagnare i processi di apprendimento-insegnameno e a  sostenerli attraverso la ricostruzione, la riflessione, la consapevolezza dei propri modi di apprendere/di insegnare, l’aspirazione continua al miglioramento di insegnanti e allievi;

–        restituisce rilievo alla didattica di tipo trasmissivo anziché incoraggiare le pratiche laboratoriali e riflessive;

–        non è coerente con il richiamo alla centralità dell’allievo e con l’importanza data alla valutazione formativa nelle Indicazioni Nazionali 2012;

–        crea una difficoltosa sovrapposizione con la certificazione delle competenze al termine della scuola primaria e secondaria di primo grado (C.M.3/2015) e con il modello valutativo che essa richiede.

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